venerdì 25 maggio 2012

La partecipazione come condivisione




“C'è vera condivisione solo nella povertà.
 C'è vera ricchezza solo nella condivisione.”      
 Roger Etchegaray

venerdì 18 maggio 2012

I partecipanti

I partecipanti ad un corso di formazione dovrebbero essere la vera ispirazione del formatore: almeno sono la mia. Se dovessi pensare solo a ciò che andrò a raccontare, in termini di contenuti, che spesso ovviamente si ripetono, penso che avrei già cambiato mestiere. La vera differenza è creata ed alimentata dalle persone che incontro. Le persone sono l’elemento propulsore: di sana ansia e di vera motivazione.
Spesso nella fase di preparazione mi creo una loro immagine, ne faccio una specie di “allucinazione”. Partendo dai dati informativi che possiedo immagino le loro possibili aspettative, i loro disagi e le loro probabili obiezioni.
In seguito quando sono in aula, trascorro la prima mezz’ora ad osservarli, cercando di cogliere dalle loro espressioni i loro retro pensieri. Pongo domande che li facciano sorridere. Cerco di stabilire con loro lo spazio del nostro incontro. Come se dicessi: “Ecco sono qui, se volete giocare con me ci possiamo divertire imparando e diventando consapevoli”. Mi interessano davvero come persone e mi racconto, offrendo spazi di vita personale come metafore possibili. Raccolgo il loro feed-back non verbali, accolgo le loro domande, anche quelle “scomode”, come la più preziosa opportunità.


Avevamo già approfondito l’importanza di trasmettere emozioni oltre che contenuti e come riconoscere lo stato d’animo dei corsisti.

giovedì 3 maggio 2012

Sulle regole

Spesso si sente affermare che un formatore, entrando in aula, deve, innanzitutto, fornire delle regole, per esempio ordinare di spegnere il cellulare, prestabilire le pause caffè ed altre simili.

Personalmente credo che questo pensiero sia sintomatico della differenza tra formazione ed insegnamento, tra formazione di adulti e relazioni di potere. Io non attribuisco regole, anzi, sottolineo che, essendo tutti adulti, sono loro stessi che decideranno la propria vita in aula: possono alzarsi, camminare per la stanza, sedersi in altri punti, uscire, rispondere al cellulare, inviare sms. Questo perché spiego che secondo me non è il formatore che impartisce permessi a persone adulte.
Imporre regole, a mio avviso, significa implicitamente inviare il messaggio che il formatore detiene il potere di decidere come si dovranno comportare i corsisti. Penso sia più utile, sia per i singoli individui, che per il gruppo, responsabilizzare le persone all’attenzione e al rispetto reciproco. Inoltre non sapendo bene cosa decidere della mia vita, mi sento impreparata a decidere della vita altrui, seppure per pochi giorni!


Voi come utilizzate le regole in aula?
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