giovedì 14 marzo 2013

Un episodio di coaching: parte prima

Per proseguire il filo degli ultimi post circa i problemi relativi al coaching oggi racconterò
alcune difficoltà che ho attraversato durante una particolare esperienza di coaching. Ho chiesto ed ottenuto il permesso dal mio coachee di raccontare l’accaduto.

Qualche anno fa mi fu inviato dal suo responsabile un giovane manager il cui obiettivo era quello di migliorare l’abilità di parlare in pubblico. Era un ragazzo intelligente e motivato, che nelle relazioni con piccoli gruppi sapeva comunicare egregiamente, ma diveniva impacciato di fronte ad un pubblico più vasto che conosceva poco.


Gli chiesi quale fosse la sua idea di un buon parlatore e lui mi rispose che il suo capo era molto abile, perché possedeva soprattutto la fluidità dell’eloquio. Dunque inizia a fargli domande sul tipo di letture che preferisse e lui rispose che non leggeva nulla. Allora gli chiesi quali film vedesse ed anche a questa domanda rispose che non andava mai al cinema, stessa risposta per la televisione.

Ero bloccata ed inerme perché ero sempre stata convinta che la fluidità linguistica si apprendesse leggendo o sentendo parlare le persone.
Per fortuna era terminato il primo incontro. Dovetti lavorare molto su di me per superare il limite della mia convinzione e capire come affrontare la situazione da un altro punto di vista.

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